 | X
Il primo boomerang non si scorda mai. Il mio l’ho ricevuto che ero alle elementari e da tempo stavo implorando i genitori per quel regalo che non riuscivano proprio a capire. Però me l’hanno fatto lo stesso.
Loro non erano lettori assidui di Topolino e non avevano potuto divorare con gli occhi quell’avventura ambientata in Australia dove il nostro eroe scopriva il boomerang e con questo riusciva a fare cose assolutamente strepitose.
Mi è sorto il dubbio che la realtà potesse essere differente dal fumetto dopo giorni e giorni di prove senza respiro: il maledetto aggeggio non tornava mai nella mia mano quando colpivo qualcosa (raramente, molto raramente) ma nemmeno quando il lancio andava completamente a vuoto. Così il mio amato boomerang è stato relegato prima in un angolo della mia camera e poi in soffitta. Senza rimpianti, in fondo era solo uno dei miei tanti sogni infantili che non finivano come avrei desiderato. E allora avanti con il successivo.
Il boomerang dell’economia
L’esperienza è riaffiorata dalle nebbie dei ricordi in questo periodo, assistendo al balletto di sanzioni e contro sanzioni che caratterizza le strategie (?!?!) dei Governi in occasione della crisi Ucraina. Premetto, a scanso di equivoci, che sono il primo a sostenere che qualunque atto di violenza non possa passare tra l’indifferenza generalizzata (ma dove eravamo ai tempi della Crimea?) e che la risposta debba essere decisa e ferma. Costi quello che costi. Ne segue che sono perfettamente conscio che un prezzo a questa fermezza vada pagato senza piagnistei. Da me per primo.
Quello che mi lascia basito è che a fronte della miriade di notizie che mi rimbalzano addosso sulla crisi di gas e petrolio, regolarmente impostate al catastrofismo, ce ne siano rarissime sui reali effetti che queste sanzioni stanno portando alla Russia. Le poche notizie che i Media, nazionali e non, lasciano trapelare sono piuttosto vaghe e mancano di dettagli quantitativi ed analitici. Quindi la domanda che mi faccio è semplice: le sanzioni che sono state decise servono e hanno una logica oppure sono un boomerang che ci torna tra i denti? Non è che qualcuno dovrebbe fornirci qualche ragguaglio affidabile in materia, visto che i sacrifici li stiamo affrontando quotidianamente? Lo dico conscio che, non da oggi, la guerra si fa con la propaganda oltre che con le armi. E qui mi fermo.
La crisi del ‘73
Facciamo un passo indietro e cambiamo scenario. Il 6 ottobre di quell’anno, festa ebraica dello Yom Kippur, Egitto e Siria attaccarono Israele e l’Opec aumentò di brutto il prezzo del petrolio perché era l’occasione perfetta per far cassa. L’Europa occidentale – sempre noi? – piombò in una crisi energetica da cui ciascuna Nazione cercò di emergere affannosamente, dando la priorità al proprio ristretto interesse: giacimenti di petrolio cercati e scoperti nei mari del Nord, corsa al gas naturale, individuazione dell’energia atomica come soluzione radicale e definitiva. Gli Stati Uniti ne uscirono decisamente meglio perché relativamente dipendenti dall’oro nero del Medio Oriente, così come oggi da quello russo. Qualcuno nel mondo iniziò a parlare di ecologia, di risparmi energetici e cose simili ma, appena la maretta si ridimensionò, queste questioni finirono tra le utopie. Tanto per cambiare.
Sono passati una cinquantina d’anni, i ricordi tendono a sfumare soprattutto se poco gradevoli, molti di voi lettori all’epoca erano troppo giovani o non c’erano ancora. Io quei momenti li ricordo bene, forse perché nel gennaio del ’74 mi sono ritrovato sbalzato in una caserma “a riscaldamento zero” e, ad Aosta, il clima invernale non evoca esattamente i tropici.
Quello che mi è rimasto scolpito nella mente però è stata la reazione della gente, la nostra gente, quella in Italia. I prezzi salivano, la benzina era razionata attraverso la regola delle targhe alterne: nei giorni pari circolavano le auto con targhe pari, in quelli dispari le altre, rendendo complicato perfino l’andare al lavoro. In qualche modo ci si è industriati. Non ci sono state ribellioni, solo mugugni. Testa bassa, rinuncia a parecchie cose che si scoprivano non essere così vitali. Poi avanti, in attesa che la tempesta passasse.
Non so assolutamente cosa succederà, capisco che un prezzo salato lo dovrò pagare in prima persona e mi sto attrezzando mentalmente. Però, non so perché, mi torna alla mente il mio caro, vecchio, boomerang … |  |