Editoriale | Delaini & Partners

È citato tanto di frequente che lo conoscono tutti. Si tratta dell’aforisma secondo il quale se do una mela ad un amico che mi dona la sua torniamo a casa entrambi con una mela, mentre se gli do un’idea che lui contraccambia ci troviamo con due idee ciascuno.
Lo scambio di esperienze, la messa in comune di tentativi ed impegni – riusciti ma, perché no?, anche falliti – ha lo stesso miracolistico sapore della moltiplicazione.

Due vite a loro modo parallele
Uno si chiama Nicola, è un uomo maturo, ha trascorsi da pilota professionista di moto fuoristrada. L’altro, Lorenzo, è un ragazzo con una vita fatta ancora di progetti e di speranze, con una passione per tanti sport e in particolare per il ciclismo, Enduro e Downhill.
Due incidenti sportivi che cambiano in un istante le sicurezze e le abitudini, due diagnosi che li inchioderebbero ad una vita statica. Li inchioderebbero, al condizionale, perché la forza di una persona non dipende unicamente dall’uso delle gambe e paraplegia è un termine tremendo, che terrorizza, ma che, come altri limiti, può essere affrontato e superato se si è una persona speciale. Occorre una forza particolare e a volte questo tipo di forza nasce da un incontro che diventa fiducia e può sfociare nell’amicizia.
Un Quad può restituire un pezzo mobilità, può far riassaporare l’ebbrezza di immergersi nella natura, può dare entusiasmo, può condurre dove si vuole, anche nei posti più impervi. Ed è stato un Quad il primo collegamento tra Nicola e Lorenzo, due passioni sportive che si sono trovate a collaborare in una impresa meravigliosa: tornare a gareggiare, riassaporare il gusto della competizione, risentire l’adrenalina che aiuta a superare se stessi e i vincoli che condizionano ciascuno di noi. E parliamo di gare a livello professionistico.
Così è stato ed hanno intrapreso assieme a partecipare con successo a gare su scala europea. Ma forse è il caso di lasciare la parola a testi e immagini di chi li ha conosciuti meglio.


Articolo su Interris

Intervista Gazzetta dello Sport

Intervista DueRuote
Normodotato a chi?
Chiudo con una riflessione, una domanda che mi sono posto. È curioso che il termine normodotato venga solitamente utilizzato per rassicurare (o autorassicurarsi?). Rientrare in parametri medi ci fa evidentemente sentire al sicuro. Ma la “normalità” è il concetto più effimero che esista. L’uomo non è fatto solo di braccia, gambe, testa, bicipiti e pettorali ma è un assemblaggio inscindibile di elementi che hanno a che fare con la fisica (o il fisico) e con la mente.
Ad esempio, io non mi azzarderei mai a definire “normali” la schermitrice ed olimpionica Bebe Vio o l’astrofisico Steven Hawking, il signore dei “Buchi Neri” e di tantissimi studi e scoperte rivoluzionarie. Sono persone semplicemente eccezionali che, partendo da condizioni fisiche anomale, hanno tirato fuori da se stessi risultati mai visti, attingendo a qualità e talenti che hanno scoperto dentro di sé. Ma non avviene quasi mai che il talento emerga da solo, senza sforzo, senza impegno, senza costanza.
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Alberto Delaini
alberto@delainipartners.it
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