Editoriale | Delaini & Partners

Non si era mai visto nella storia un esercito che, invece di innalzare altezzosamente le proprie insegne, se ne vergognasse a tal punto da cancellarle, sostituendole con una misteriosa ed anonima “Z”, vergata frettolosamente a mano su tank e mezzi d’attacco vari.
C’è chi si è scervellato sul significato di questa lettera, c’è chi me l’ha spiegato ma non ricordo bene né in fondo mi interessa. Probabilmente l’hanno buttata lì a casaccio, solo perché è semplice da tracciare, anonima e fasulla come anonimi e fasulli sono i pretesti per questa sciagurata e sconsiderata invasione killer.
Ma mi piace pensare che il simbolo abbia un significato quasi freudiano. “Z – l’orgia del potere” era un tremendo film di Costa-Gavras girato in anni lontanissimi – nel 1969 Putin era solo un ragazzotto – che aveva come sottofondo l’uccisione di ogni libertà e di ogni oppositore da parte dei Colonnelli greci. Può capitare che anche le dittature più astute segnino un clamoroso autogol.

La dignità del comico …
Qualche anno fa mi era sfuggito un sorriso di simpatia nell’apprendere che lo sconosciuto Zelensky si era candidato alla presidenza dell’Ucraina. Certo, era laureato in giurisprudenza, attore, sceneggiatore e regista ma era più divertente etichettarlo come comico. Poi, confesso, l’avevo archiviato in un cantuccio della memoria.
Adesso lo ritrovo a Kiev in divisa militare, senza lustrini, gradi o medaglie, senza nemmeno un Kalashnikov a fianco per darsi un tono: è un semplice soldato che dà al mondo sferzanti lezioni di dignità, rincuorando con parole pacate e senza accenno di proclami i suoi sventurati compatrioti. Non è scappato in un esilio dorato, non si è richiuso in un bunker superprotetto né rintanato in un buco come un qualsiasi Gheddafi, Bin Laden o Saddam Hussein.
Mi ricorda troppo un’altra persona che ha difeso la libertà con le armi in pugno fino a sacrificare la vita: si chiamava Salvador Allende, viveva in Cile, era il 1973 e il cattivo del periodo era un certo Augusto Pinochet. Prego perché l’esito sia assolutamente diverso.
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… e quella dell’ONU
Alle persone ignoranti – categoria all’interno della quale occupo un ruolo di vertice e me ne vergogno non poco – viene spontaneo chiedersi che cosa faccia l’ONU. Sì, parlo di quell’organizzazione dalla burocrazia elefantiaca insediata a New York in quell’enorme palazzo di vetro che appare in miliardi di fotografie e scialacqua miliardi di dollari non si sa bene per fare che cosa. Sì, quella che ha come oggetto sociale la salvaguardia della pace e della sicurezza mondiali. Sì, quella che raggruppa quasi tutti i Paesi del mondo, 193 se non vado errato, ma in cinque si sono misteriosamente arrogati il diritto di veto su qualsiasi decisione dia loro fastidio: credo si chiamino Old Major, Napoleon, Snowball … gli altri nomi non li ricordo proprio. Ma forse mi confondo con “La Fattoria degli Animali” di George Orwell, scritta nel ’43-’44, anni in cui di prepotenti in giro ce n’era più d’uno. I tempi cambiano, l’uomo non impara.

La guerra di Piero
Capisco che quanto sto per scrivere può non essere condiviso, pazienza. Probabilmente ai più giovani non dice niente ed è possibile che quelli che di lustri ne hanno immagazzinati troppi se la siano scordata, ma non riescono ad uscirmi dalla testa le strofe di una canzone di Fabrizio De Andrè, una delle più dolci e nello stesso tempo terribili ed amare. Parla di un ragazzo in divisa che vede per primo il nemico ma non ha il coraggio di premere il grilletto. L’altro se ne accorge, ha paura, spara e lo uccide. Non importa chi dei due abbia sulla manica la bandiera gialla e azzurra e chi quella misteriosa “Z”, sono entrambi giovani che sicuramente avevano in testa progetti ben diversi dal vestire una mimetica ed imbracciare un’arma. E che non si sono trovati affatto lì per libera scelta.

Perdonatemi lo sfogo: a pontificare, scarabocchiando alla meno peggio due righe, di coraggio non ce ne vuole poi tanto. Almeno fino a che il compagno Vladimir non dovesse decidere che gli interessa qualche bella base, navale o aerea, proprio al centro del Mediterraneo.


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Alberto Delaini
alberto@delainipartners.it
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