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A volte seguendo qualche trasmissione televisiva o sfogliando le pagine dei giornali nelle versioni on line mi pare di tornare a quando ero un ragazzino.
“Si stava meglio quando si stava peggio”, borbottava la zia Silvia mentre rimestava la polenta nel grande camino pieno di faville che salivano lungo la cappa.
“Si chiude una porta e si apre un portone” ribatteva la nonna Emma, decisamente più ottimista, senza smettere di sbucciare il cesto di fagioli.
“Non tutto il male viene per nuocere” concludeva la signora Irma, che era passata di lì per scambiare due parole con le sue amiche e che, vista l’antica frequentazione, era stata fatta accedere al sancta sanctorum della casa, la grande cucina intrisa di odori e di densa di attività.
Ripensandoci è come la scenetta del “Trio” - Tullio Solenghi, Massimo Lopez e l’indimenticabile Anna Marchesini -, tutta giocata sui luoghi comuni e le frasi fatte.
Cambiamenti
L’oggetto dei dibattiti, spesso accaniti e talora arrampicati sul nulla, è lo scenario che verrà in questo mondo stravolto dalla pandemia che si interroga su come ripartire e da dove.
Mi considero discretamente fatalista e inguaribilmente ottimista, perciò invito a fare la tara di quello che sto per esprimere. Preciso anche che guardo al mondo con cui ho maggiore dimestichezza, quello dell’informatica che peraltro si incrocia necessariamente ed inestricabilmente con le realtà, le esigenze e i progetti delle aziende clienti.
L’innesco del ragionamento è una considerazione pescata qua e là nelle frequenti Call che contraddistinguono le giornate di molti. Non è tutta farina del mio sacco e mi limito a riportarne qualche sintesi.
Più d’uno ha fatto la “strana” scoperta che, azzerando i tempi di spostamento:
- … i tecnici e i consulenti fatturano di più, si stancano di meno, moltiplicano la possibilità di intervenire velocemente anche per inconvenienti non bloccanti ma fastidiosi; per questa garanzia il cliente è disposto a pagare
- … i commerciali svegli riescono a visitare (on line) in modo più serrato e sistematico i clienti e magari ad avanzare nuove proposte: se, fiutando la “trappola” di un’offerta intrigante, prima avevano difficoltà ad incontrarci di persona, in una telefonata si possono buttare là alcune idee per vederne l’effetto
- … qualche volta titolari e top manager trovano del tempo per confrontare le proprie idee in maniera virtuale, senza i rituali e le lungaggini delle classiche riunioni, magari sarà perché in una Call ci si stanca prima.
Lo scossone
Sono solo esempi, però rappresentano come l’innovazione a volte sia dettata da costrizioni esterne vincolanti, più che frutto di un ragionamento e di un calcolo. Di sicuro abbiamo avuto tempo per pensare e qualcuno lo può aver utilizzato anche per ragionare, che non è la stessa cosa, o addirittura per progettare.
Mi ha intrigato un articolo apparso su Repubblica con il titolo “la digitalizzazione sta rivoluzionando il mondo del lavoro” e la firma di Stefano Carli (https://www.repubblica.it/dossier/economia/innova-italia/2021/06/07/news/digitalizzazione_nuova_occupazione-302551504/)
Quello che mi permetto di aggiungere, senza la pretesa di dire né cose nuove né verità di fede è questo:
- se c’è un fattore ferocemente bistrattato nel mondo italiano del lavoro è la “risorsa professionale”, che non viene né retribuita adeguatamente (a tutti i livelli, ad esclusione dei top manager delle grandissima aziende)
- non trovo se non molto raramente strategie per evolvere i giovani più promettenti attraverso piani di formazione e crescita adeguati e strutturati, magari pure discussi assieme all’interessato
- credo ne abbiamo abbastanza di sentire i vertici delle associazioni industriali, commercianti e così via lamentarsi della cosiddetta fuga di cervelli che in realtà cercano non soltanto una retribuzione dignitosa ma anche la possibilità di scaricare a terra tutti i loro potenziali, di essere messi alla prova naturalmente non si può ignorare una certa confusione nella formazione scolastica, dove non sempre si pensa che un diploma o una laurea non servono se inseriscono in un mondo senza potenziali di occupazione; viceversa si trovano numeri chiusi in settori strategici e dove la richiesta di skill è più pressante.
La smetto di tranciare giudizi come una vecchia zitella, ma magari su qualche aspetto si può fare un pensiero.
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