 | Consentitemi di non essere troppo serio in queste righe: non è la prima volta e temo non sarà nemmeno l’ultima. Però la notizia che mi è sbocciata sotto gli occhi non merita di essere relegata tra le pagine (Internet, naturalmente) di un quotidiano sportivo.
Sabato stavo leggendo del derby tra Milan e Inter, dell’assoluzione di Alex Schwazer e delle mirabilie veliche di Luna Rossa. Poi la scarica di adrenalina.
Effetto Draghi
Ho immediatamente pensato alle esortazioni di Mario Draghi fatte al Parlamento ma, ancora di più, ad ogni singolo Italiano: è il momento di impegnarci tutti per tornare a crescere e occorre farlo in fretta, di corsa. Qualcuno deve averlo preso alla lettera!
In sintesi, l’Autovelox ha segnalato che il Fiat Fiorino (75 CV, Ndr) che transitava su una strada provinciale dalle parti di Este (PD) con alla guida un signore di Rovigo, era stato “beccato” e correttamente sanzionato con una multa di assoluto rilievo pecuniario e la sospensione della patente di guida, unita alla doverosa detrazione di 10 punti. Giustizia è fatta, qui siamo in Italia mica in Germania o Olanda.
La storia si ripete
Mi è tornato alla mente un episodio di cui, quando ero ragazzo, si vantava Momo, cugino di mio padre, uno di quegli episodi che nelle famiglie prendono col tempo i contorni di una leggenda. Momo, all’anagrafe Gerolamo, era il fratello scapolo e scapestrato di Uberto che con mio padre aveva frequentato Ingegneria. Uberto era serio, pragmatico, una moglie e cinque figli, una bellissima e nota industria meccanica alle porte di Vicenza. Momo sarebbe stato perfetto per un giallo di John Grisham: avvocato d’affari, fanatico delle auto, brillantissimo conversatore, una moglie ma zero figli. Starlo a sentire era come assistere ad uno spettacolo di Dario Fo perché era fonte inesauribile di aneddoti e situazioni improbabili, anche se vere o quasi. Pezzo forte erano le sue avventure sulla neonata strada (Autostrada lo sarebbe diventata in seguito) della Valdastico, quella che da Vicenza arriva a Piovene. L’avevano battezzata “Pi-Ru-Bi” che stava per Piccoli, Rumor e Bisaglia i tre ras della DC dell’epoca che avevano come rispettivi collegi elettorali Trento, Vicenza e Rovigo tra i quali l’autostrada avrebbe dovuto snodarsi. In realtà si è fermata molto prima. Visto che il nastro stradale allora era sostanzialmente deserto (ma non è che adesso sia sovraffollato), i nobili e gli industriali dell’epoca – tutti fanatici d’auto e spesso “gentleman driver” per le corse in salita o per la Mille Miglia – avevano deciso di farne terreno di gara. Uno dei primi Multanova era installato là e di notte loro facevano a gara per vedere chi avrebbe ottenuto l’attestato ufficiale (multa inclusa) della più alta velocità raggiunta. Risulta che il primatista fosse un nobile di una nota famiglia di Valdagno.
Momo non era riuscito a primeggiare nella tenzone ma, matto come un cavallo, nel suo studio troneggiava una foto con la coppa della 24 Ore di Le Mans, vinta … con un piede ingessato. Va detto che i piloti che si alternavano alla guida erano stati tre e mi auguro che gli altri due abbiano avuto il buon senso di metterlo al volante il meno possibile.
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Ho un sogno
Tornando all’autista del Fiorino, vi confesso che ho un sogno inconfessato e inconfessabile: dopo aver ricevuto al Quirinale le scuse formali da parte del Ministro del Traffico e delle Contravvenzioni (non so se ci sia, forse è solo un Sottosegretario) che gli ha tolto ogni sanzione, il nostro eroe se ne torna a Rovigo e organizza una grandiosa festa con tutti i suoi amici, in barba ai divieti del Covid. In realtà – confida loro dopo il quinto giro di Prosecco – aveva fatto truccare il Fiorino da Doc, il mitico scienziato pazzo di “Ritorno al futuro” che già aveva rielaborato la DeLorean. Mica era stato un problema di taratura dell’Autovelox! |  | . |
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