Editoriale | Delaini & Partners

X
Si chiamava Alberto come me ma non è un segno, è una banale coincidenza.
Veniva da un posto strano, un tubo catodico, che nel 1960 non erano poi in tanti a sapere bene che cosa fosse.
Per tutti era il “Maestro”, pur trattandosi di un plurilaureato con esperienze di ricerca scientifica in Italia e all’estero che ha scelto di insegnare alle elementari e sperimentare rivoluzionarie tecniche di didattica.
In tre parole, il “Maestro” Alberto Manzi è stato un illuminato, un inventore, un visionario. Il vero precursore della formazione a distanza si è catapultato da perfetto sconosciuto nelle case di tutti in tempi in cui la TV era in bianco e nero, disponeva di un solo canale e trasmetteva per un numero limitatissimo di ore al giorno.
X

Il "Maestro" Manzi
In un attimo è diventato un amico e un confidente, ha preso di petto un problema molto diffuso, l’analfabetismo, iniziando a spiegare l’ABC a vecchi ed adulti con il suo fare da persona di famiglia, senza darsi importanza. Interessava, incuriosiva, coinvolgeva: con lui lo studio diventava una sfida e magari un gioco e si valuta che un milione e mezzo di Italiani abbiano preso la licenza elementare grazie a lui tra il ’60 e il ’68. Per chi quell’epoca non l’avesse vissuta, sottolineo che di analfabeti ce n’erano e ce n’erano proprio tanti dappertutto, nel Nord, Centro e Sud. Non mi risulta che l’abbiano mai proposto per un Premio Nobel, magari per la pace, ma sono stati 72 i Paesi che ne hanno clonato la geniale iniziativa.

Il “Maestro” è stato una perla pregiata, una delle tantissime di questa balzana razza che su cui si regge l’Italia. Anzi, parlerei di miscuglio di razze perché dai Greci ai Cartaginesi, dai Cimbri agli Unni, dai Normanni ai Lanzichenecchi – e potrei continuare all’infinito – nelle nostre regioni sono passati tutti i popoli e tutti si sono trovati un gran bene. Fino alla (quasi) pacifica invasione di turisti che negli anni no-CoVid occupano le coste, le colline e le città d’arte, per poi magari sistemarsi definitivamente nello Stivale come i Tedeschi e Olandesi sul Lago di Garda oppure gli Inglesi in quello che è ormai diventato il “Chiantishire”.

Smart School in salsa CoVid
Confesso che ho speso anni in tenzoni verbali con amici del mondo della scuola per dimostrare che le ore, l’impegno e le responsabilità del mio lavoro erano molto maggiori delle loro. Adesso devo, almeno in parte, rimangiarmi non poche affermazioni. Nello stranito contesto attuale, la stragrande maggioranza degli insegnanti ha dimostrato doti di inventiva e di impegno davvero encomiabili, cimentandosi in strenui combattimenti con tecnologie del cosiddetto e-learning di cui quasi nessuno di loro sapeva niente, senza supporti che non fossero di quelli di un collega di buona volontà o di un figlio smanettone.
Tanto di cappello, questa sfida l’avete vinta praticamente da soli. Tanto di cappello, perché non ho avuto notizia che uno dei mille comitati nazionali, regionali, provinciali o di rione sia stato incaricato di aiutarvi, di citare esperienze e disegnare linee guida. Sicuramente sarò stato disattento.
In modo analogo, non mi risulta che per le famiglie si sia pensato ad un centesimo di finanziamento per aggiornare (o acquisire) un minimo di dotazione informatica con cui seguire le lezioni, scaricare le tesine o inviare i componimenti. Per la bici e monopattini 500 Euro mentre per PC, Smartphone o Internet veloce un accidenti di niente. Bravi!

X
Italia-Germania 4-3
Sono visceralmente certo che ce la faremo, siamo abituati a risalire partendo dal fondo classifica. Ce la faremo perché non siamo gli stereotipi che ci dipingono come “Italiani brava gente” anche se non siamo neppure un “popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori” ed altre cose ancora come sta ancora scritto con discutibile retorica sulla facciata littoria del Palazzo della Civiltà del Lavoro all’EUR di Roma.
Noi siamo quelli dell’ultimo minuto, siamo quelli che mettono a punto la preparazione per l’esame la notte prima. Siamo quelli di Italia-Germania 4 a 3, dello Stadio Azteca di Città del Messico il 17 giugno 1970, semifinale dei mondiali di calcio.
Sì, sottolineo: semifinale. Perché nelle finali ci può scappare che ci siamo rilassati e vinca qualcun altro. Ma noi siamo sempre lì, non molliamo mai. E poi nessuno è perfetto. Speriamo di considerare come una semifinale anche la fase 2 della nostra individuale opposizione al Coronavirus.

Ce la faremo sicuramente. Però ora, confesso, le rare volte che esco non è che mi sento proprio al sicuro: con tutte queste mascherine, mi sembra di essere circondato da torme di rapinatori in libera uscita. Ditemi, non è che il Ministro Bonafede si è fatto la sua amnistia senza avvisarmi?
X
X
Come parecchi di voi sanno (grazie a ciascuno dei numerosissimi lettori!), ad aprile e marzo abbiamo pubblicato due "NUMERI SPECIALI" di Breaking News dedicati alle persone come persone, non come professionisti o manager. Si è trattato di racconti senza pretese, seri o scherzosi ma tutti scritti da amici di buona volontà e magari buon tempo, spesso collegati allo sfortunato periodo dal quale non siamo ancora usciti.

Per quelli che se li fossero persi, riprendiamo con un link quanto già pubblicato. Grazie a tutti.

X
X
Alberto Delaini
alberto@delainipartners.it
X