 | Scusate, sono solo l'ennesimo che vi parla di ...
Sono solo l’ennesimo che vi parla del contesto attuale, degli “arresti domiciliari” che dobbiamo autoinfliggerci, del blocco di mille attività professionali e di qualche piccolo piacere personale come una passeggiata all’aperto o una cena tra amici. Ma vorrei farlo in un’ottica di prospettiva futura perché non ho la minima voglia di piangermi addosso o di elencare le tante cose di cui, sotto sotto, sento quotidianamente la mancanza.
Per mentalità sono un incurabile ottimista, portato a guardare sempre avanti: non sono convinto che sia un pregio, ma sono semplicemente fatto così e non credo ormai che saprò cambiare. Ne consegue che, da un mese e più, al centro dei miei pensieri rimane un unico punto fisso, la ripartenza.
Non la vivo come un incubo né mi arrovello su quanto ho perduto per cause di forza maggiore. Guardo al mio domani e la domanda è chiara: come posso progettarlo? L’esperienza è quella strana dote che normalmente aiuta a minimizzare gli errori, ma stavolta non esiste nessuna esperienza che ci possa far da guida.
Torno a sfogliare le pagine della Milano di Manzoni o della Firenze di Boccaccio o della Orano di Camus sulle pestilenze nelle varie epoche, mentre riaffiora il racconto di famiglia su una bisnonna morta di Spagnola del 1919. Scorro le righe con l’attenzione rivolta più agli atteggiamenti delle persone che non al contesto della narrazione, perché sono le persone le cose di cui sono da sempre curioso. Rilevo che le reazioni prevalenti e primordiali, le prime che si scatenano, nascono tutte dall’egoismo: mettersi in salvo, accaparrarsi le risorse o i posti maggiormente sicuri, accapigliarsi per contendere ad altri disperati le risorse utili per la nostra sopravvivenza. Ai giorni nostri può trattarsi di un pacco di farina o di carta igienica (così leggo, ma perché poi proprio la carta igienica?) o di una mascherina o – Dio non voglia – di un respiratore. Contese a livello di individui che trasbordano spesso in ripicche litigiose tra Stati.
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Ricondizioniamoci per il domani
Nel frattempo i vari soloni si riempiono la bocca con la “fase 2”, non si capisce con quale competenza, con quali certezze e, meno che mai, basandosi su quali elementi oggettivi. Certo, si preoccupano di tenere accesa la speranza. Certo, ogni giorno occorrono motivazioni per convincere i riottosi o gli incoscienti a mantenere il “distanziamento sociale”, allucinante neologismo per edulcorare la cruda realtà. E poi, come già sentito, il numero dei contagiati fa a gara con il numero dei cretini che fanno di testa loro, compromettendo gli sforzi di tantissimi.
Ma questo è l’oggi, un contesto su cui individualmente non abbiamo leve per intervenire se non su scala personale. E per il domani? Stiamo pensando – come singoli, come aziende, come società – ad un domani e al nostro "ricocondizionamento" per il domani? Stiamo valutando le condizioni, i vincoli, le possibilità e magari le alternative e le nuove potenzialità che certamente si presenteranno? |  | X
Foto di famiglia negli anni '20
durante l'epidemia di Spagnola |
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Tipicamente italiano
Quello che è certo è che cambieranno molte condizioni e, probabilmente, dovranno cambiare radicalmente parecchie abitudini nella nostra Italia. Solo che, nella mia piccola esperienza professionale, penso che presi individualmente abbiamo un tessuto connettivo economico troppo variegato e troppo frammentato per farcela pensando ciascuno al proprio orticello. Sono convinto che, nel caso al momento del “liberi tutti” optassimo per una competizione individualistica e spietata, il tributo da pagare sarebbe troppo alto se non catastrofico. E io, lo ribadisco di nuovo, sono un inguaribile ottimista.
Allora si tratta di vedere come superare il vizio di un personalismo estremizzato, tipicamente italiano, sostituendolo con una disponibilità, una generosità e una fantasia che pure sono tipicamente italiane . Cito solo un esempio. Aziende che vivono a decine di metri di distanza si trovano oggi (scusate: volevo dire "si trovavano ieri") a duplicare N volte gli investimenti di R&D, che poi più che Ricerca e Sviluppo significa sperimentazione di tutte quelle novità, idee e invenzioni per cui andiamo famosi. Solo il cielo sa di quanta innovazione avremo bisogno nei prossimi tempi! Cerchiamo di ricordarci che siamo agili e duttili ma non potenti, che siamo in grado di ribaltare la produzione in un baleno ma forse meno capaci di darci un’organizzazione che non sia improvvisata. Eppure … eppure possiamo guardare agli esempi tipo la grande moda che si è messa a produrre mascherine o a chi in un paio di giorni ha progettato una valvola per trasformare maschere da subacqueo in dispositivi per assistere la respirazione. Genio, intuizione ma anche, checché se ne dica, abitudine a lavorare duro.
Ma, lo sottolineo ancora una volta, se lo facciamo ciascuno per sè e guardandoci in cagnesco come il secchione che a scuola non voleva che gli altri copiassero, non possiamo andare da nessuna parte. |
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Dobbiamo piuttosto, già da questi giorni bui e che ci costringono a mordere il freno, evitare di dissipare l'unica cosa che abbiamo tutti in abbondanza, cioè il tempo per riflettere e per valutare. Dobbiamo accumulare energie ed iniziare un allenamento mentale che ci prepari a prendere una gran bella rincorsa fino a spiccare un salto lungo lungo che ci porti al di là delle difficoltà o che, almeno, ci faccia capire che nelle gambe e nella testa abbiamo ancora immense risorse.
L’immagine sportiva che mi viene alla mente è quella sempre sorridente di Fiona May, che non sarà italiana di nascita ma che qui da noi e con noi ha saputo tirare fuori il meglio di sé.
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Dopo un pensiero, assolutamente sentito e per niente formale, di profonda riconoscenza a tutti quelli che non conosco e che con eroismi quotidiani, piccoli e grandi, continuano a trascinare avanti questo nostro mondo anche a nome mio, vorrei chiudere con un pizzico di leggerezza.
A marzo abbiamo pubblicato, oltre alla rivista on line che conoscete, un "NUMERO SPECIALE" di Breaking News assolutamente fuori dai canoni usuali, un documento del tutto privo di informazioni tecnologiche o applicative ma dedicato alle persone come persone, non come professionisti.
L'abbiamo messo in piedi in quattro e quattr'otto grazie alle buona volontà di alcuni amici che hanno scritto articoli senza pretese, seri o scherzosi ma comunque collegati a questo periodo. Il gradimento che abbiamo rilevato è stato assolutamente fuori dalle previsioni per cui ci proponiamo di ripetere l'esperienza.
Per quelli che se lo fossero perso, riprendiamo con un link quanto già pubblicato. Grazie. |  | |
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