Editoriale | Delaini & Partners

Tra Boccaccio e Garcia Marquez:

i "nativi digitali" vengono messi alla prova




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So perfettamente di non potermi arrogare la primogenitura della citazione ma sono certo che Gabo, dovunque si trovi in questo momento, non se la prenderà e si limiterà a sorridere sotto i suoi baffoni folti folti.
Le attuali vicissitudini - a me come a molti altri - hanno fatto riaffiorare alla mente gli episodi finali del romanzo “La vita ai tempi del colera” che Gabriel Garcia Marquez tratteggia sullo sfondo dei villaggi colombiani di Cartagena de Indias tormentati da un’epidemia di colera.
E si può tornare anche più indietro nel tempo tra le impolverate reminiscenze scolastiche fino a Giovanni Boccaccio e al suo Decameron, con quella brigata di giovani e ragazze un po’ sboccati che si allontanano da Firenze per sfuggire alla terribile Peste Nera, quella del 1300.
Rischi veri ed ancestrali paure
Non intendo assolutamente fare del pessimo spirito e meno che mai mancare di rispetto alle troppe vittime di questa tremenda sciagura, anzi. Ogni giorno mi sveglio pensando alle innumerevoli e splendide persone che, dalla Cina al Lodigiano, mettono a repentaglio salute e vita privata per alleviare le sofferenze di chi è stato aggredito dal virus. Medici, infermieri, personale delle ambulanza e chissà quante migliaia di altri di cui non verrà mai citato nemmeno il nome. E non vorrei nemmeno lasciare nel dimenticatoio la vita stralunata di chi, nelle cosiddette “zone rosse”, ha espiato senza colpa interminabili giornate da recluso.
Non sono medico e di virologia so meno di niente. Quello su cui mi succede di riflettere, piuttosto, è sul come e quanto sia cambiata la vita – mi viene da dire la mentalità – di tutti noi nell’arco dei pochi giorni intercorsi tra quando l’epidemia “era una faccenda cinese” e quando è diventata il catalizzatore di gran parte delle nostre ansie.
Credo che a tutti gli abitanti del nord (fino ad ora: tra poco anche di centro, sud e isole) Italia sia improvvisamente capitato di rivoluzionare la propria agenda: uffici chiusi, appuntamenti che saltano, fabbriche senza il consueto via vai, portoni delle chiese serrati, lezioni a scuola sospese (il ché significa bambini a casa), reazioni contraddittorie ed inconsulte della politica e persino dello sport. Certo, un paio di giorni senza il fastidio della sveglia si possono anche apprezzare. Ma poi, quando la situazione si cristallizza ...

Inversione a U
In realtà, quasi impercettibilmente, più d’uno dei pilastri delle nostre ripetitive esistenze si è d’un tratto incrinato:
  • abbiamo toccato con mano che aggeggi come Skype ci possono mettere in contatto in modo estremamente efficace con qualcuno che sta a diverse centinaia di chilometri di distanza e non serve solo a salutare un figlio negli Usa per il Master
  • le tangenziali possono diventare misteriosamente scorrevoli e senza le indisponenti code delle ore di punta, esattamente quelle in cui ci capitava di trovarci bloccati in auto
  • molte aziende, magari facendo buon viso a cattiva sorte, hanno autorizzato i dipendenti ad operare con il telelavoro … e sarebbe veramente interessante farsi dire se e quanto la produttività ne ha risentito
  • il settore farmaceutico si accorge stupito di essere in grado di consegnare a domicilio medicine essenziali a persone con difficoltà a muoversi, mentre Amazon e simili lo fanno con disinvoltura da un sacco; lo stesso dicasi per alcuni supermercati
  • la Pubblica Amministrazione ha aperto un varco a chi può efficacemente operare da casa e potrebbe anche scoprire persino che può offrirci migliorie radicali in logica di "self service" come avvenuto per le banche, che da tempo hanno praticamente azzerato i servizi di cassa
  • scuole di ogni ordine e grado si stanno affannando a tamponare il periodo di blackout formativo con improvvisate (ma non per questo meno efficaci) lezioni on line e parecchie non hanno neanche aspettato la circolare del Ministero dell'Istruzione; citiamo comunque, come stridente controcanto, (https://www.corriere.it/politica/20_marzo_02/mezzolombardo-nell-istituto-modello-no-un-docente-su-90-fa-saltare-l-learning-41edeee0-5cc2-11ea-9c1d-20936483b2e0.shtml) il caso di Mezzolombardo (Tn) dove un certo avvocato e pure sindacalista dicono abbia diffidato dall’andare avanti con la teleformazione perchè ai Docenti non è stata fornita "una specifica preparazione tecnica al riguardo".
Gli esempi sono un sacco, ciascuno pensi a quelli che gli vengono in mente. E - teniamolo bene a mente - tutto è avvenuto per causa di forza maggiore ma si è materializzato nell’arco di soli due o tre giorni! In barba al fallimento della “Agenda 2020” (chi se la ricorda più? proprio quella presentata con gran rullo di tamburi cinque anni fa!) che non ha nemmeno sfiorato gli obiettivi strategici per una banda ultra larga estesa a tutto il Paese e che avrebbe fatto un gran comodo alla nostra economia e non solo.

Bandiera Gialla
Non sono un pessimista istituzionale e quindi, per chiudere, torniamo ad immergerci nel le fantasie del mondo letterario. “La vita ai tempi del colera”, storia di un amore impossibile ma non per questo irrealizzabile, si chiude con la scena surreale in cui Florentino, il protagonista che aveva aspettato tenacemente la sua Fermina per "cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese", riesce a realizzare il sogno d’amore e la fa salire sul battello fluviale di sua proprietà. Per evitare che i primi momenti insieme possano essere minimamente disturbati, tiene la nave tutta per loro due. Anzi, fa addirittura issare minacciosa la bandiera gialla, quella che segnalava casi di colera a bordo, mica il vessillo allegro ed irridente della trasmissione radio anni '60 di Arbore e Boncompagni.
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Florentino barava, il virus di oggi no. Però sono convinto che sia possibile che persino l’uomo, l’essere più riottoso a trarre insegnamento dalle legnate della storia, dallo shock planetario del famigerato Covid-19 qualche elemento per progettare la sua vita in modo differente e meno invasivo dell’ambiente lo possa scoprire, partendo magari dallo "Smart Working" termine scomodato sempre più spesso. Non occorre essere Greta Thunberg per inserire nella propria vita e nella propria sensibilità quotidiana qualche piccolo accorgimento, lievemente meno sprecone e più rispettoso del creato.
Certo, la nostra pigrizia e la nostra accidia ci portano a dare il meglio solo quando siamo messi con le spalle al muro. Adesso direi lo siamo proprio e si presenta l’occasione per progettare un effettivo salto di qualità. E poi tutta questa tecnologia ci deve pur aiutare: non ci vantiamo a destra e a manca di essere, oggi, tutti “nativi digitali”?

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Alberto Delaini
alberto@delainipartners.it
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