La mia saga con la TOC | Delaini & Partners

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Theory of Constraints o Teoria dei Vincoli,

questa sconosciuta



Marzo 1995. Sala riunioni di una media azienda del settore ICT. Business concentrato su clienti della PA locale. In questa sala tutte le settimane una dozzina di persone, responsabili delle diverse aree tecniche in cui è frazionata l’azienda si riuniscono. Lo scopo di questo “comitato tecnico” è generare idee e sviluppare nuove soluzioni che generino maggiore business. A parte un paio di “matusa” i membri del comitato sono tutti ingegneri sui 35 anni, che scalpitano per far vedere quanto sono bravi.
Quando il più anziano e saggio del gruppo prende la parola e pone la fatidica domanda nessuno si poteva immaginare che cosa avrebbe scatenato. “ma voi lo sapete che entro l’anno 2000 tutte le aziende del settore ICT dovranno essere obbligatoriamente certificate ISO 9001”? La notizia poi si rivelerà una colossale bufala, ma nel frattempo ha messo in moto una rivoluzione almeno per le persone riunite attorno al tavolo quel giorno di marzo 1995.

Apriti cielo. Sapevamo tutto di bit e byte ma che diamine fosse ISO 9001 nessuno lo sapeva. Imbarazzo generale, commenti a sproposito, poi finalmente il responsabile dell’area Office Automation del cliente principale (che all’epoca contava circa un migliaio di utenti con cui aveva contatti quotidiani) dice “nessun problema, conosco il tale nell’azienda tal’altra del cliente che sa tutto di qualità e di ISO 9001, gli chiedo di farci una lezioncina”.
Nel giro di un paio di settimane viene organizzata una giornata di formazione. Quando i due docenti iniziano a parlare inizia la mia personale avventura nel magico mondo di Deming e Goldratt, della TOC –Theory of Constraints, del TQM, del metodo Toyota e di annessi e connessi. Prima di quel giorno né nella mia lunga frequentazione del Poli di Milano e di quella meno lunga ma ugualmente intensa della SDA Bocconi nessuno aveva minimamente accennato a nulla di ciò che in quel giorno ascoltai.
Fu una folgorazione immediata, come se tutti i pezzi che fino a quel momento non riuscivo a incastrare magicamente trovassero una collocazione.
Ah in quel giorno non si parlo mai di ISO 9001 e nessuno ne sentì la mancanza.

E’ iniziata così, comprando 10 copie, forse le ultime, dell’Obiettivo nella versione del Sole 24 Ore (che di lì a poco sarebbe sparito dalle librerie perché l’editore di Goldratt ritirò la licenza di stampa al Sole perché ne avevano vendute talmente poche che non valeva la pena di continuare) e distribuendole ai miei colleghi.
Il resto della storia sono solo conseguenze di quella prima giornata e della domanda che la generò.

Il mio primo progetto TOC
Soffrire per far partire il primo progetto TOC nell’azienda in cui lavoravo, progetto che è durato 2 anni e mi ha portato nel 1998 alla riunione mondiale dei TOC-isti e a conoscere Goldratt; progetto che mi insegnato tanto sulla distanza tra ciò che le persone desiderano e la reale capacità di cambiamento necessaria per realizzare ciò che desiderano.
Lasciare il posto fisso, sicuro e ben remunerato per fare “il consulente”.
Avere Oded Cohen, eroe di guerra israeliano e uno del cerchio magico di Goldratt, come mentore (se fossi skywalker Oded sarebbe il mio Joda).

I primi clienti, la fifa blu a confrontarmi con mondi che non avevo mai visto.
Imparare ogni giorno qualcosa sul campo, studiando e sperimentando quelle varianti alla TOC ufficiale che un giorno daranno vita alla TOC italian way(come l’abbiamo chiamata per darci un tono), con compagni di strada che si sono alternati di frequente, qualcuno è ancora su piazza dopo 15-20 anni.
Pubblicare dei libri per lasciare un segno e perché ci eravamo stufati di far girare traduzioni fatte in casa dei libri di Goldratt e del materiale TOC su cui si riusciva a mettere le mani.
Alternare successi di cui andare orgoglioso e flop clamorosi da cui imparare qualcosa di più su sé stessi.
Cercare o incappare in metodi e strumenti non TOC che però erano “magicamente” allineati con la visione sistemica e con i principi etici della TOC e che ci permettevano di colmare le lacune della TOC.

Vent'anni di esperienza
In questi venti anni ho distillato alcune mie personali definizioni e opinioni su/de la TOC.
Lacune …. In molti ambiti la TOC è stata sviluppata fino a livelli di istruzione operativa (o software) come ad esempio l’ambito produzione, in altri mette a disposizione le regole generali da applicare al caso specifico; un po’ come saper risolvere le equazioni di maxwell del campo elettromagnetico e dover poi sviluppare tutta la tecnologia per avere una lampadina.
Per fortuna ci sono un sacco di metodi e strumenti come TRIZ, SUCCESS, SPIN SELLING e via cantando che colmano queste lacune

La TOC è come Rowenta per chi non si accontenta, se sei perennemente insoddisfatto e punti sempre al miglioramento, la TOC fa per te, altrimenti lascia stare.
La TOC è come una katana, l’affilatissima spada giapponese di Kill Bill, se non la sai maneggiare rischi di farti e fare molto male agli altri.
La TOC è come un’arte marziale, all’inizio i movimenti ti sembrano privi di senso, contro intuitivi, più la pratichi, più diventa naturale, una parte di te stesso (e privi soddisfazione a praticarla).
Parafrasando Alexandre Dumas… 20 anni dopo, sono ancora qui, più convinto che mai, consapevole dei limiti (constraints) e di come trarre beneficio da questa consapevolezza, che è il massimo a cui poter aspirare. La TOC è parte del mio modo di essere, pensare, immaginare, reagire agli eventi. Mi auguro che possa capitare a molte altre persone, ne vale la pena.

E adesso se avete avuto forza e costanza per leggere fino a qui a questo link la mia personale sintesi di che cos’è la TOC.
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