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Si parla tanto di digitalizzare i processi aziendali e in giro si fronteggiano le solite posizioni antitetiche di “asserzionisti” e “negazionisti”, di chi vorrebbe cambiare tutto immediatamente, a qualsiasi costo, e di chi prova un sacco di remore o paure a variare anche solo una virgola di processi che “vanno bene perché da noi funzionano da più di cinquant’anni”.
Non entro nel merito – anche se le mie idee le ho, ben radicate in testa – e preferisco raccontarvi di un breve, originalissimo, filmato che mi è capitato di vedere ad un incontro. Niente di nuovo, solo un quadro terribilmente rappresentativo nella sua semplicità ed immediatezza.
Com’eravamo
Si partiva dall'immagine di una qualsiasi scrivania di venti-trent’anni fa, completa di tutte le attrezzature di utilizzo quotidiano, che avrebbe potuto essere la mia. Attorno ad un massiccio PC d’epoca l’immancabile calcolatrice, un robusto fax, il telefono con il disco per comporre i numeri, l’agenda su cui annotare tutto (guai se ti fosse capitato di perderla!), una rumorosa stampante con il modulo continuo, una sfilata dei faldoni di uso più frequente. Dimentico qualcosa? Sicuramente, comunque il quadro era questo.
Tutta questa dotazione rappresentava una specie di "status symbol": se ero una persona importante, dovevo avere a portata di mano tutti gli strumenti che lo attestavano, perchè non avevo tempo per alzarmi di continuo dalla sedia.
Cambiamenti nella nostra quotidianità
Il filmato, conclusa questa carrellata statica, cambiava d'un tratto di ritmo. Come in un gioco di prestigio, al posto del vetusto PC appariva un laptop con uno schermo vuoto che, come per incanto, si arricchiva di icone mano a mano che dal piano della scrivania sparivano le attrezzature di un tempo, rimpiazzate dalle mille funzionalità e App che adesso riteniamo indispensabili.
E alla fine sulla scrivania erano rimasti solo il portatile e uno smartphone di ultima generazione.
Sono rimasto sconcertato, poi ho fatto mente locale. Chi di noi, oggi, ha nel cassetto le buste e i francobolli per la corrispondenza invece di ricorrere alla posta elettronica, magari certificata ? Chi prende l'auto per portare al suo cliente l’offerta ben rilegata, con la spirale a lato e la copertina trasparente, che una solerte segretaria ci metteva sul tavolo, invece di impacchettare tutto e spedirlo via etere? Chi non rimane impaziente a fissare il video perché la sua email urgente da dieci minuti non ha ancora ricevuto tutte le risposte, i pareri e le conferme dalla fitta lista di distribuzione? Chi non va su Google Maps per capire dove cavolo si trova e quanto è distante l’azienda da visitare o magari il B&B fuori mano scovato per il prossimo weekend?
E allora?
Qui ciascuno può fare le sue personalissime riflessioni. Quanto descritto rappresenta un passo in avanti rispetto al passato? Costituisce un risparmio di tempo (a partire dal nostro) e quindi - a livello aziendale - di denaro? Ci ha migliorato la vita, nonostante che, per qualche misterioso meccanismo masochistico, troviamo sempre maniere per crearci nuovi problemi da soli? Ci permette (o magari ci permetterebbe, se fossimo più lucidi) di avere una visuale più completa ed immediata di come vanno le cose, di quali sono le criticità, di quali sono le priorità?
Le domande possono essere innumerevoli e le risposte non sono così ovvie né vanno date alla leggera. Il ragionamento è comunque questo: se i processi personali collegati alla mia professione sono cambiati così tanto – e certamente i vantaggi sono assolutamente tangibili – è ragionevole, per estrapolazione, che valga la pena di mettere la testa sul pezzo per analizzare se e come i processi della mia azienda possano ricevere nuovo impulso da questa tanto conclamata “Digital Transformation”?
Queste considerazioni trovano un supporto nell'elenco degli incontri organizzati da BluPeak, di cui si parla in questo numero. Non sono dedicati alla tecnologia ma sono momenti di riflesione che ciascuno potrebbe regalarsi per aprire la mente a nuovi modi di vedere le cose. Un punto di vista differente da quelli a cui siamo abituati non può che far bene.
Buona lettura! |  |