Editoriale | Delaini & Partners

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Il mese di marzo, salvo imprevisti, vedrà l’uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea con una serie di conseguenze – e anche di modalità! – ancora tutte da definire. Per assonanza mi è affiorato alla mente un parallelismo sconclusionato: non è che siamo anche noi in una fase da "IT Exit"?.
Da settimane faccio una gran fatica a parlare con amici e colleghi che gestiscono società di software nelle più diverse zone d’Italia. Piccoli o grossi, del nord o del centro, del sud o delle isole, tutti mettono avanti un’unica motivazione: non hanno assolutamente tempo.
“Ma cosa accidenti hai da fare?” è la mia, discretamente indispettita, rimostranza.
“Sai, sto correndo come un matto per la fatturazione elettronica tra privati …”
E lì mi cadono le braccia: 1) è la stessa risposta che mi danno almeno da ottobre dello scorso anno; 2) a fine dicembre avevano tutti dichiarato che l’ondata di piena stava ormai per finire.

La fabbrica delle innovazioni improduttive
In tutta la carriera professionale mi sono confrontato con problemi concreti a cui dare soluzioni per evitare un intoppo, per accelerare un processo, per ottenere un risparmio, per centrare un risultato migliore. In due parole, per “generare efficienza”. Le difficoltà di cui sento parlare oggi sono legate a questa innovazione-poco-innovativa e fanno riferimento a risvolti formali di questa "e-fattura", tutti bloccanti, ai quali non è stata data una risposta chiara e preventiva da chi di dovere, le autorità preposte.
Non so se l’obiettivo mitico - che condivido al 101% - di dare un gran taglio all’evasione verrà raggiunto, però il dubbio che mi rode è che, viceversa, ci sia chi si arrende all’ottusità della tecnologia e che i documenti contabili più bizzosi finiscano dimenticati in un qualche cassetto.
Non impariamo mai: si era appena chiusa (?!?!) la saga di origine comunitaria legata al GDPR che, su una esigenza legittima e condivisibile, ha costruito un ginepraio di formalismi conditi da clausole, pene e sanzioni degne delle “Grida” di manzoniana memoria.

Niente lamenti, più concretezza
Il senso di queste righe non vuole assolutamente essere disfattista, anzi. Lo spirito è di invitare le aziende e gli operatori informatici che sui due temi di fatturazione elettronica e GDPR hanno investito tempo e denaro a fronte di nessun risultato operativo e di nessun vantaggio a riversare le proprie energie verso obiettivi di reale efficienza interna.
Mi appare chiaro che la spinta deve partire dalle società IT che devono tornare ad essere, più che propositive, proattive. Nel senso che devono scavare nel grande patrimonio delle proprie esperienze per estrarre delle “linee guida” e delle proposte, chiaramente differenti contesto per contesto e caso per caso, da portare all'attenzione delle imprese. Le offerte modello supermercato, dove si tira fuori un catalogo tipo Postal Market e si cerca di intuire dalla faccia dell’interlocutore quello che assomiglia di più alla sua esigenza è tramontato da tempo.
Alcuni operatori informatici – più di quanto si pensi, per la verità – l’hanno capito e stanno lavorando con notevole profitto a dispetto di congiunture economiche non favorevoli. Lo fanno invadendo alla grande gli orticelli mal presidiati di concorrenti che si preoccupano solo di rispondere in qualche modo alle chiamate e di fare il loro compitino, senza azzardarsi ad andare oltre ed a indirizzare l’attenzione dei propri clienti su qualcosa di nuovo e di utile.

Altrimenti la “IT Exit” ce la cerchiamo!
Solo guardando avanti, molto avanti, le esigenze complesse di oggi possono essere affrontate in modo adeguato e con possibilità di successo per tutti, fornitori e fruitori di prodotti e servizi informatici.
Sembra strano, ma alcuni contesti sembrano lo specchio, “mutatis mutandis”, della situazione di quarant’anni fa, quando dalla metà degli anni ’70 il computer iniziava i primi passi a supporto dei processi aziendali: allora nessuno sapeva bene cosa fosse quel “cervellone” (termine dell’epoca, pieno di magiche aspettative); oggi molti non si sforzano per sfruttarlo in modo efficace.
Allora abbatteva i muri fisici tra ufficio e ufficio, mettendo a disposizione di tutti i colleghi i dati per far avanzare celermente e armonicamente il processo; oggi può azzerare qualsiasi distanza e consente di interagire su scala mondiale, creando un flusso unico e condiviso a supply chain dislocate in paesi e continenti diversi.
Come quarant'anni fa sono indispensabili due prerequisiti: da un lato una approfondita conoscenza dei processi aziendali, per dare suggerimenti coerenti con il contesto; dall’altro la capacità di intuire come mettere assieme più tecnologie per fornire risposte efficaci.
Difficile? Certamente. Impossibile? Assolutamente no. Solo che si tratta di opportunità che sono alla portata esclusivamente di quelli – aziende e società informatiche - che non si adagiano nel consueto tran tran e non si rassegnano a restare immobili, in attesa che qualche concorrente passi loro davanti.
Chi non coglie l'opportunità deve aver chiaro che la “IT Exit”, l’uscita dall’opportunità di sfruttare i supporti della tecnologia, è esclusivamente responsabilità sua.
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Alberto Delaini
alberto@delainipartners.it
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