L’informatica da troppi anni procede strascicando i piedi. Lontanissimi i primordi e le attese fideistiche degli anni ’70, dietro le spalle gli entusiasmi di una innovazione che portava efficienza a larghe mani (periodo ’80 e inizi ’90), assorbiti senza particolari entusiasmi gli effetti di un web che ha comunque portato processi più rapidi: la email è uno standard, mentre il fax, le lettere e le brochure cartacee sono un retaggio quasi dimenticato.
Forse questo prolungato stop è colpa dell’ultimo ricordo “importante”, rimasto ben marcato nella memoria delle aziende: i traumi da anno 2000 ed Euro. Portati avanti di malavoglia e con l’acqua alla gola, forieri di costi senza un briciolo di inefficienza, vissuti come una tassa e non come una opportunità (quale opportunità poi? mah), in fondo non sono proprio stati digeriti da nessuno.
Piccolo esame di coscienza
Non nascondiamoci dietro a un dito: la responsabilità della “disfatta” dei progetti di fine-inizio millennio è in discreta parte ascrivibile agli operatori informatici. Davanti due scadenze indifferibili non hanno saputo trasformare l’ineludibile esigenza di intervento in opportunità per la reingegnerizzazione di processi critici.
Effetti:
- tantissimo lavoro in tempi contingentati e stringenti, ma questo perché le aziende si sono mosse tardissimo
- niente pianificazione o progetto, solo tanta vanga e badile (si fa per dire)
- costi lievitati alle stelle anche perché le risorse di competenze erano scarse
- zero assoluto come valore aggiunto, e qui sta il dramma.
Certo, le mille soluzioni applicative super personalizzate e poco documentate non hanno aiutato. Ma la mancata visione strategica da parte delle società IT rimane e ancora oggi è una remora per le aziende sugli investimenti tecnologici e applicativi.
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 |  | Rinascimento del software (o della sua efficacia)? Noi ci crediamo
Al momento, nel cielo dell’IT appare un’unica fulgida stella: si chiama Industry 4.0 e sbaraglia tutte le altre tematiche nei convegni e nella comunicazione. Sono tutte parole o c’è sotto tanto di concreto?
Non siamo gli unici né i primi ma a Villa Borromeo, il 9 maggio, affrontiamo il tema da parecchi punti di vista per offrirne uno spaccato rappresentativo:
- Stefano Soliano spiega come a ComoNext imprese d’avanguardia hanno creato un gruppo per portare avanti congiuntamente iniziative 4.0
- Roberto Anderlini inquadra l’ERP Comarch, distribuito da Delta Informatica con la collaborazione di Macro Group, in ottica di integrazione con macchinari e processi di fabbrica
- Alberto Allegretti di MiTech parla sul tema “IoT – Il profilo delle cose”
- Eugenio Ferrari descrive l’esperienza di Assoreti PMI, una organizzazione molto vivace su queste tematiche, come fulcro per realizzare azioni 4.0 sfruttando la forma giuridica delle Reti d’Impresa
- Angelo Carlo Amati di LinkInnovazione conclude con indicazioni preziose sulle modalità per finanziare i progetti 4.0.
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Opportunità di ripartenza
Con la credibilità dell’IT ai minimi e i budget all’osso, è indispensabile una buona dose di lucidità per non fare di questa opportunità una trappola a zero miglioramenti o un costo secco assorbito così, tanto per essere alla moda.
Però è indubbio che l’opportunità c’è e il contesto pure:
un sacco di soluzioni gestionali sono decrepite ma si stenta a trovare la molla che invogli a sostituirle o ad arricchirle
i finanziamenti (Superammortamento e Iperammortamento, ma non solo) esistono e sono molto allettanti
Industry 4.0 non è una vana espressione bensì un tema estremamente concreto che tocca essenzialmente le imprese manifatturiere, quelle per le quali il termine “investimento” non significa solo “spesa”
Requisiti che mancano e che quindi sono immediatamente da reintegrare: voglia di rimboccarsi tutti le maniche e un serbatoio minimo di fiducia e di entusiasmo.
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