Editoriale | Delaini & Partners

Quando ero un ragazzetto lo studio del Catechismo faceva parte, per me come per tutti, delle consuetudini settimanali. Non era di certo un divertimento – già il termine “studio” faceva venire l’orticaria - ma era un impegno ineludibile.
Nell’ambito di questo dovere erano annidati peraltro alcuni termini che rimanevano pendenti sul nostro capo come una spada di Damocle. Non perché fossero precetti più difficili da rispettare degli altri, ma perché si nascondevano dietro terminologie inusuali al punto da risultare oscure e minacciose. E qualche vecchio prevosto ce li agitava davanti quasi si trattasse di una cupa maledizione. Stranamente si guardava bene dallo spiegarcene il significato in termini chiari e concreti, fatto che ci portava a considerare tali peccati (di questo sempre si trattava) come terribilmente gravi e meritevoli della Geenna. Non sapendo bene di cosa si trattasse, la minaccia risultava ancora più incombente.
L’accidia figurava certamente molto in alto in questa triste “hit parade”.

Il mondo degli ignavi
Adesso che Internet e Wikipedia ci mettono al riparo da qualsiasi ignoranza, dopo che la Divina Commedia ci ha lasciato l'immagine forte degli “ignavi” che Dante posiziona nell’Antinferno, l’accidia sappiamo finalmente che cos’è. Anzi, a pensarci, ci accorgiamo di averla vissuta tutti per periodi più o meno lunghi della nostra esistenza, personale e professionale.
In un mondo complesso e che cambia in modalità, regole e contesti, la tentazione dell’accidia, di starcene in disparte ad aspettare che le cose si risolvano da sole, di praticare la politica dello struzzo con la testa sotto la sabbia, è veramente forte. A giorni pare ci manchino le energie per combattere contro tutti i nostri mulini a vento, reali o immaginati.

Molliamo il freno a mano
Il sommo Poeta, uno che non andava tanto per il sottile nei giudizi, una specie di Indro Montanelli ante litteram, sbatte questi ignavi (Canto III dell’Inferno) in una posizione terribile: non fanno né bene né male, non meritano né la felicità né la dannazione, insomma li bolla come quelli “che visser sanza infamia e sanza lodo”.
Certo, la tentazione dell’ignavia e dell’accidia è tanto forte. Non prendere decisioni, non schierarsi, non esporsi, ci può dare una qualche sensazione di sicurezza. Sulla carta, agendo così, dovremmo trovarci al riparo da qualsiasi accusa: non so, non ho visto, se c’ero dormivo.
E’ la posizione dell’inefficienza, del minimalismo morale, la stessa che rinfacciamo sdegnati alla burocrazia che si trincera dietro un modulo indecifrabile, alla politica che non decide le cose importanti, a quelli che potevano fare e non hanno fatto un accidenti di niente. Gli altri, sempre gli altri. Un po’ di autocritica no, eh?
Bando ai moralismi. Personalmente non ho motivi per scagliare nessuna prima pietra e questa, se vogliamo, può essere anche una riflessione con componenti autobiografici. Però adesso più che mai è il momento di mollare il freno a mano, di osare quel tantino di più a cui non siamo abituati. Di pensare e di agire per portare il nostro contributo, anche minimo, per smuovere noi e il contesto in cui operiamo da questa deprimente fase di stallo.

Come nella raccolta differenziata
Non è così difficile, basta cominciare. Quando siamo stati costretti alla raccolta differenziata dei rifiuti ci siamo sentiti totalmente in crisi. “Cara, in quale contenitore va la tazza di porcellana della nonna che si è rotta?” Poi abbiamo scoperto che si poteva sopravvivere e in poco tempo i gesti sono diventati automatici, senza sforzo.
Possiamo innestare qualche circolo virtuoso di questo tipo anche nella nostra quotidianità di lavoro? Siamo pronti per prendere qualche decisione in più o in anticipo o con un livello di rischio superiore? Ce la sentiamo di spremere dai neuroni residui qualche idea produttiva, qualche iniziativa coraggiosa, qualche cosa che ci impegni per raggiungere nuove mete?
A ciascuno la sua risposta: potrebbe essere il buon proposito per quest’anno appena iniziato.

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Alberto Delaini
alberto@delainipartners.it